mercoledì 1 maggio 2013

Doctor Who, S07E10, "Journey to the centre of the TARDIS"


Avatar. Con un budget da BBC.

Può sembrare paradossale, ora che la serie si avvicina al suo cinquantesimo anniversario, ma il numero di storie del Doctor Who ambientate all'interno della cabina telefonica blu piuttosto che fuori di esso sono peculiarmente una rarità. Generalmente, la nave serve soltanto da escamotage narrativo, utile per portare il Dottore e i suoi compagni su un altro pianeta, in un altro tempo, o attraverso dimensioni parallele. Ma poco più.

Viene da chiedersi il perché di questa tendenza, soprattutto considerando come  l'idea di un complesso sterminato e misterioso racchiuso dentro una piccola scatola sia uno dei concetti più affascinanti del franchise - e generalmente la prima cosa che racconto ai potenziali fan quando cerco di vendergli la serie: parla di un alieno, che assomiglia a un inglese, che viaggia nel tempo e nello spazio in una cabina telefonica degli anni '60. Che è più grande all'interno. 

Eppure, a differenza di serie come Star Trek, che per ragioni di budget spesso ambientavano intere fette di una stagione sulla stessa nave stellare (potendo così riutilizzare gli stessi set per più episodi e non dovendone costruire di nuovi per ogni nuova storia), il Doctor Who sembra scegliere la strada più difficile (e meno cost effective) - necessitando di nuove scenografie e nuovi location e nuovi costumi per ogni singolo episodio!


50 razze aliene? Tuniche rosse? Altari di pietra?
Nessun problema, è la TV pubblica!

Certamente non voglio stare qui a lamentarmene - sono più che contento di poter avere una nuova stagione del Dottore ogni 1.5 anni, e che la qualità di costumi/trucchi/scenografie sia tale da rivaleggiare anche le migliori serie di fantascienza statunitensi. E poi, la BBC ha già abbastanza problemi con gli scandali sessuali in questi giorni, e non mi sembra il caso di accusargli anche di sprechi budgetari. 

No, non è questo il punto che voglio fare. Semplicemente, il fatto che del TARDIS raramente vediamo altro che la sala di controllo (nelle sue diverse incarnazioni durante gli anni), ma che i personaggi che ci abitano - anche solo per poco tempo - rivelino al pubblico che oltre quelle porte in fondo, si trovano corridoi labirintici, con piscine e templi e fila di letti a castello (i quali, come ci ricorda l'Undicesimo Dottore, sono molto fighi) non può che far esultare un fan come me quando finalmente arriva un episodio - come questo decimo della settima stagione - che ci promette di mostrare tutto quanto!



Anche quando tutto quanto si riduce a essere lo stesso corridoio.
Ripreso da angolazioni diverse.

La storia che gira intorno a questa esplorazione è un evidentissimo pretesto: un gruppo di rottamatori del futuro riesce ad abbattere il TARDIS in un attimo di debolezza - lo tirano dentro la loro astronave e tentano di farlo a pezzetti. Chiaramente, interviene il Dottore, che glielo impedisce e gli fa presente che ha perso la sua compagna, Clara, nell'esplosione. A questo punto bisogna rastrellare l'intero complesso alla sua ricerca.

Come detto, un pretesto. Ma poco importa, perché a un fan non serve una forte motivazione per esplorare finalmente quella fabbrica di cioccolata fantascientifica che è il Time. And. Relative. Dimension. In. Space.

Quello che voglio io è Fanservice, nient'altro che amatissimo e gustosissimo Fanservice. L'equivalente della pornografia per un nerd: citazioni da episodi passati, riferimenti ai Dottori precedenti, e sopratutto - una bella vista di quella piscina di cui si fa sempre un grosso parlare.


E vengo accontentato. Eccome se vengo accontentato.

Da un punto di vista narrativo questo episodio lascia davvero parecchio a casa; nessuno dei personaggi secondari risulta particolarmente interessante e le loro vicende personali (i tre space junkers sono fratelli, il che innesca una piccola dinamica famigliare) risultano un impiccio per me, che me ne frego del tutto - perché invece voglio vedere cose fantastiche! E biblioteche sterminate!




E anche qui. Vengo accontentato.

Allo stesso modo, il fatto che Clara venga continuamente inseguita da una strana creatura deforme poco mi interessa - perché è una cosa che si è visto già in troppi altri episodi e serve soltanto per mostrare la solita inquadratura della compagna che scappa per il solito corridoio. Un leit motif del Doctor Who, per carità, ma anche uno di cui avrei volentieri fatto a meno visto che qui. Di tensione e di storia me ne frego! Voglio solo vedere cose!

Insomma, troppe distrazioni queste della famiglia di arrotini del futuro - e del coso che si aggira per i corridoi all'inseguimento di chiunque passi per di la'. Per quanto mi riguarda avrebbero potuto camuffare l'intera storia come una visita turistica guidata, e io - certamente - non avrei avuto da ridire alcunché.

Sopratutto, perché, comunque vada - l'episodio non ha problemi a mantenere la sua promessa del titolo e a portarci davvero al centro del TARDIS, quando ci mostra la Eye of Harmony. Ossia il sole morente tenuto in stasi, che serve da motore principale dell'intera cabina telefonica - che ti ricordo essere un vecchio modello fuori produzione, peraltro.


I buchi neri tenuti in stasi quantica non sono più omologati, quindi.

E già che sono in tema, ne approfitto per fare presente che la Eye of Harmony era già apparso in precedenza - e in particolare nel film per la televisione del '96 con Paul Mcgann (quello prodotto per la FOX e ambientato a San Francisco - che non portò poi a una nuova serie come si era sperato e ci costrinse ad aspettare il nuovo millennio prima di vedere una nuova incarnazione del franchise). Tuttavia, in quel caso non si trovava al centro del TARDIS, bensì praticamente dietro alla porta didietro della sala di controllo e aveva un aspetto decisamente diverso. 


E con qualche effetto speciale in meno

Chiaramente, questo è soltanto uno dei molti riferimenti al passato del Doctor Who di cui l'episodio è infarcito e che lo rendono quindi una puntata da rivedere, puntigliosamente, al di là della storia decisamente poco interessante che lo circonda.

Post Scriptum: E ovviamente, non dovrei scordarmi del grande reveal che ci attende alla fine della presente stagione - il già menzionato nome del Dottore
Nella presente puntata, Clara lo trova in un libro nella grande biblioteca del TARDIS, e commenta con la frase: so that's Who.

Purtroppo, alla fine della puntata Clara dimentica tutto quello che era successo (eh, sì. Perché viene premuto l'odiatissimo tasto del Reset) - ma il fatto rimane che, da qualche parte nella sua memoria, ora Clara conosce il nome vero del Dottor Chi.
Eppure, questa conoscenza dovrebbe essere soltanto di River Song - personaggio che già sappiamo riapparirà nell'ultima puntata. 

E quindi? 


Che Clara sia River?





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