lunedì 15 ottobre 2012

5 citazioni cinematografiche che non sopporto più



Non posso essere l'unico. Sono forse l'unico?
Ti dev'essere capitato di sentirti così, almeno qualche volta - senti una citazione, tratta da un film che tutti ritengono un capolavoro, tutti sembrano pronti a inginocchiarsene come fosse la manifestazione del Budda fatta cinema, e invece tu ti fermi e pensi: cosa?
Che diavolo significa quella frase? Non significa niente! E' assurda! Non è bella, non è poetica. E' un'enorme stronzata!

Il problema della citazione cinematografica è che, se ripetuta un sufficiente numero di volte, finisce col diventare fossilizzata: se spacciata per frase poetica, allora diventa il simbolo della frase poetica; se spacciata per frase divertente, allora diventa la icona della frase divertente.
Più il tempo passa e meno capacità critica abbiamo nei suoi confronti, si dà semplicemente per scontato che quella frase sia in qualche modo significativa  o in qualche modo esilarante - non importa che non ci abbia mai toccato il cuore, o che non ci abbia mai fatto ridere.


So che offenderò: sto per toccare quattro frasi cinematografiche stra-citatissime, e stra-amatissime - tratte anche da film belli - ma non posso stare zitto ancora. Io, queste frasi non le sopporto più, preferirei schiacciarmi la testa in una pressa piuttosto che sentirle ancora.
Quindi, mi scuso da subito per ogni offesa; commenta pure se non sei d'accordo - e non esitare a dirmi la tua citazione odiata! 

1. Amare significa mai dire mi dispiace



Molte delle citazioni che seguiranno potranno essere difese dagli amanti più ferrei dei film da cui sono tratti, ma questa non può. Questa, si merita il suo posto nella lista. Se lo merita perché è l'unica, grande frase cinematografica che ha condannato gli uomini a secoli di schiavitù forzata nei confronti del sesso femminile.
Ti do un consiglio: se mai, durante la tua vita sentimentale, tu dovessi mai sentire una donna citare questa frase - scappa. Scappa senza voltarti. Brucia tutto quello che avete costruito insieme; compra un biglietto per l'Amazzonia,  cancella ogni traccia della tua esistenza e straccia ogni documento. Vivi da eremita. Perché quella donna ti cercherà, ti troverà e ti incatenerà per sempre ai suoi piedi.

Non posso criticare troppo Love Story, chiaramente appartiene a un genere che non apprezzo tantissimo (il mio film d'amore preferito è Harold e Maude, quindi figura te) e mi è sempre sembrato tragico tanto per essere tragico. 
Ma il problema vero è questa dannata frase - perché le ultime generazioni questo film l'hanno dimenticato, ma la citazione no: che sia sulle bacheche di facebook o i diari di scuola. La frase rimane sempre li, come una minaccia a ogni uomo che mai volesse scusarsi di qualcosa.
Perché, è dagli anni settanta che non puoi più dire mi dispiace alla tua amata; questa frase è sempre in agguato dietro ai suoi occhi incazzati:

- Scusa, ho dimenticato di accendere il cellulare 

- Amare significa mai dire che mi dispiace.

- No...lo so...chiedevo solo scusa, perché non mi ero reso conto dell'ora e mi ero dimenticato di metterlo in carica 

- Non ti preoccupare, amare significa mai dire che mi dispiace.

- Ma, perché mi guardi così? Ho detto scusa. perché sei ancora arrabbiata? Non sono uscita con un'altra davvero. Mi sono dimenticato. scusa! 

- Sei un bastardo! Non mi ami! Altrimenti non diresti mi dispiace! Addio! 

- Non volevo farti stare male, scusa!

- Stronzo! 

E' una trappola passivo aggressiva, la negazione di ogni possibilità di redenzione. Non solo hai sbagliato; hai anche avuto il coraggio di scusarti. Sei doppiamente colpevole.
Che poi, che diavolo vuol dire? Perché amare davvero qualcuno significherebbe mai dirgli che ti dispiace? Ok, nel contesto del film la Mcgraw sta crepando e davanti al marito che le chiede scusa (di che cosa poi, non si capisce) lei gli butta questa frase. ma fuori da quel contesto non dovrebbe valere: se ti calpesto un piede, ti chiedo scusa anche se ti amo. Se brucio la pasta, chiedo scusa anche se sei mia moglie. Arrivo in ritardo a un appuntamento, chiedere scusa è una semplice cortesia - non è che ogni cosa detta dev'essere pensata nel contesto sentimentale!
Altrimenti cosa dovremmo fare? Fregarcene?

- Ti aspetto da mezz'ora! 

- Sì, beh. Andiamo.

- Non hai niente da dire?

- No. Niente. 

- Secondo me, potresti almeno scusarti!

- Amare significa mai dire mi dispiace.

- Stronzo!


2. La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai cosa ti capita. 




Dopo Love Story, la seconda più grande frase cagata citata su facebook da teenager che non ne hanno mai visto il film. 

Devo confessare che Forrest Gump mi piace anche un po'; ho sempre amato i film dalla struttura picaresca, non ce ne sono poi troppissimi e questo ne è uno dei migliori. 
Ma non hanno neanche torto quei critici che notano come sia essenzialmente un inno reazionario al conformismo: i rivoluzionari sono tutti cattivi; i militari sono tutti buoni; Jenny è punita per aver fatto troppo sesso e Gump premiato per aver sempre fatto ciò che gli si diceva. 
Certamente, un film così conformista riflette gli anni in cui è uscito e non ho dubbi che se fosse stato prodotto oggigiorno sarebbe stato calpestato da tutti i critici come un pezzo di retorica buonista senza scopo (in pratica, com'è successo al suo clone).

E poi c'è quella frase sui cioccolatini; così sdolcinata e banale che non si troverebbe male su un cioccolatino.
Ma d'accordo, Gump è un ragazzotto semplice e la frase proviene dalla madre provinciale - non dovrei aspettarmi troppo. Eppure continua a darmi fastidio, anche se ho sempre avuto difficoltà a capirne il perché. Fino a ora:

Ti hanno mai regalato una scatola di cioccolatini? Ne hai mai comprato una? 
Quei cosi ti dicono esattamente cosa ci troverai dentro: i cioccolatini vengono progettati da esperti cioccolatieri in forme diverse appositamente perché tu possa riconoscerli l'uno dall'altro. 
Anzi, molti esperti progettatori cioccolatieri si impegnano addirittura a metterti un'apposita cartolina con foto del cioccolatino e gusto corrispondente: quello rotondo ha la ciliegina; quello lungo è gianduia; il cubo ha il mou; la mezza sfera è riempita di caramello.
Il fatto che poi tu butti la tesserina via e ti metti ad aspirarli in bocca indiscriminatamente non toglie che c'è della gente che si è impegnata duramente perché tu potessi mangiare soltanto quei cioccolatini che incontrano il tuo gusto.
Se ti prendi un po' di briga, sai esattamente quello che ci troverai dentro.

Forrest Gump mangia quei cioccolatini proprio come vive la sua vita: non agendo mai di testa sua, inciampando da momento storico a momento storico, stringendo le mani ai presidenti in computer grafica e arricchendosi non perché abbia mai fatto alcunché di utile, ma perché ha semplicemente culo.
Ha buttato via la tesserina e gli è andata bene. Bel film, ma il messaggio non regge bene con la realtà.


3. Lupo ulula, castello ululi



E qui, dovrò cominciare a camminare come sulle uova. 
Frankenstein Junior è giustamente ritenuto un classico, e cominciare a fare a pezzi una delle sue battute considerate più geniali mi attirerà un sacco di ire. Ma abbasso le mani dalla faccia e dico la mia: questa frase non ha alcun senso.

Ok, prima di tutto devo contestualizzare: chiaramente la battuta in originale è ben diversa - anche più diretta - un banale gioco di parole sulla parola Werewolf:




- Werewolf!
- There!
- What?
- There, wolf. There, castle!

Insomma, niente di speciale. La scena funziona soltanto perché Marty Feldman ha un tempo comico perfetto; è il tipico caso di non è quel che dice, è il come lo dice.

Ora, posso capire perfettamente il senso di oppressione provato dai traduttori quando è venuto il momento di rendere questo dialogo in Italiano, in cui non esiste alcuna corrispondenza tra dove e lupo mannaro. 
Posso soltanto immaginare come sia andata la traduzione:

- Mannaro...aro. Mannaro...mannaia. Lupo...man. Ululato...lupo...upo...upo.

- Abbiamo tutto il resto del copione da tradurre, fai in fretta.

- Ancora un attimo: lupu...lupullo. Ulula. Lupu...ulula

- La!

- Li! Ecco, Lupulula...castello ululi!

- Funziona, secondo te? 

- No. Fa cagare. Ma sono stanco e voglio andare a pranzo quindi lascialo così, ci ripensiamo dopo.

E poi non ci sono più tornati. Niente da dire contro i traduttori, ovviamente, avevano una scadenza e non c'era molto altro da fare. Quello che mi da fastidio è il fatto che questa frase sia diventata emblematica dell'umorismo di Brooks!

Innanzitutto, non ha alcun senso: Inga parla spesso senza usare gli articoli (e molte delle battute sue nascono effettivamente dalle incomprensioni della sua pronunia), ma Igor parla perfettamente la lingua del film - perché proprio lui dovrebbe cominciare a inventarsi i non suffissi ulula e ululi? E poi, cosa ci sarebbe di divertente? Non è un'incomprensione particolarmente credibile, quindi non fa neanche ridere.
immagina questo dialogo: 

- Hai mangiato, oggi? 

- No, ho mangiato colazione.

- Cosa?

- Non ho mangiato l'oggi, ho mangiato la colazione. 

Ti fa forse ridere? E' un'incomprensione altrettanto irreale, praticamente uguale a quella di Frankenstein Junior. Ma sono pronto a scommettere che non ti fa scompisciare, infatti nel caso del dialogo appena inventato non hai passato trent'anni a sentire la gente che ti diceva che era geniale.

E poi, è una battuta furoviante: Mel Brooks è un comico molto diretto, le sue battute sono semplici e alla portata di tutti. La sua comicità è quella di Broadway; fatta di gag, doppi sensi, incomprensioni, citazioni e travestimenti. Non fa mai umorismo surreale. Quelli sono i Monty Python, con i loro spam e i loro cavalieri che dicono ni.
Se citi la battuta di Lupula, non stai citando Mel Brooks ma un doppiaggio faticoso e gli stai dando fama di comico all'Inglese, quando lui è un comico tutto Yiddish.


4. Il mio tessooorroooo!



Hai presente la scena: sei andato alla macchinetta del caffè, te ne sei preso uno e poi ti hanno chiamato al cellulare - momento di distrazione e torni al lavoro lasciando il caffè nella macchinetta. Mezzora dopo e qualcuno lo nota, e chiede: di chi è questo caffè?
- E' mio. Rispondi innocentemente, ma non sai di essere già caduto nella trappola.
Il buffone dell'ufficio alza la testa, le sue orecchie tese e gli occhi eccitati per l'eccezionale opportunità: aveva già esaurito tutte le battute dell'ultima stagione di Zelig e ora si era ridotto a fare stanche imitazioni di Abatantuono, ma finalmente può buttarsi sul pezzo forte. Eccolo quindi che prende respiro e parte:
...tutto mio...il mio teeessssssssooooooooorrrooooo!

E' quindi chiaro perché odio questa frase, perché non è soltanto abusata - è addirittura odiosa. Sempre in agguato, come sai di non poter dire mi dispiace a una ragazza, sai anche di non poter mai dire è mio in presenza di altre persone. 

Ma forse c'è un'altra ragione ancora, in questo caso una forma di snobbismo nerd: questa citazione si faceva anche negli anni '90, prima dell'uscita del film di Peter Jackson. Era una cosa tra nerd, tra quelli che avevano letto la trilogia di Tolkien.
Si giocava a Dungeons and Dragons e si agguantavano i dadi gelosamente, sussurrando il mio tessoroooo... 
E tutti ridevano, perché la battuta sigillava il patto sociale del gruppo. 

Oggi è la battuta di tutti, la battuta da buffone d'ufficio che si alterna tra questa e l'ultima battuta prefabbricata di Zelig. E' diventata popolare.
E ora che ci penso, è meglio così. E' giusto che il Signore degli Anelli emozioni anche chi non lo leggerebbe mai nella forma stampata.
Mi sono convinto da solo; ritiro il mio disprezzo.

Il prossimo!

5. Ne ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi



Ho un rapporto travagliato con Blade Runner: l'ho amato con una passione enorme quando ero adolescente, e ora lo odio quasi in egual modo. Sicuramente, un giorno ritroverò l'equilibrio e sarò in grado di apprezzarlo come il grande film che è, ma senza idolatrarlo a tal punto da non riconoscerne i difetti. Purtroppo, quel momento deve ancora arrivare, quindi attualmente sono ancora nel mio periodo decostruttivista.

Quando avevo 13 anni ero affascinato da Blade Runner, ancora non lo avevo visto, ma la sua fama mi era già nota: il più grande film di fantascienza mai girato, l'opera che diede inizio al periodo "cyberpunk" della cinematografia anni '80. 
Purtroppo, a quel tempo la videocassetta era ancora difficle da trovare, e quindi mi ero ridotto a sperare che lo dessero in televisione - controllavo ogni settimana la guida tv e pregavo perché una sera potessi avere l'onore di visionare questo classico moderno. Nel frattempo mi accontentavo delle foto di scena che apparivano sulle riviste di cinema e fantascienza, e sopratutto mi accontentavo delle parole trascritte di questo glorioso dialogo finale.

Passarono due anni prima di assistere al miracolo: un vhs sgranato registrato dalla tv un decennio prima dal fratello di un compagno di classe. 
Mi avvicinai con reverenza a questa sacra reliquia, la presi tra le mani e la baciai. Infine, la inserì nel lettore video.
Ovviamente, la adorai. Certo, non riuscivo a seguirne la trama e mi addormentai un paio di volte - ma era il miglior film di fantascienza di tutti i tempi! Se non lo adoravo con riverenza non poteva che significare che ero io a non capirlo; se non lo consideravo il film più profondo dateci dalla fantascienza, allora ero io ad avere gusti poco raffinati.
Non potevo criticarlo, perché altri l'avevano già nominato un capolavoro - io dovevo solo seguire loro.

Finito il liceo dovevo aver visto Blade Runner almeno un centinaio di volte (l'avevo guardato almeno due volte al mese per più di quattro anni, i conti tornano) e solo allora mi porsi la domanda: mi piaceva davvero?
Di film che parlano di morte e di memoria ne avevo visti altri, più efficaci (RashomonIl Pasto Nudo) e ormai il cyberpunk stava lasciando il posto al trasumanesimo (Gattaca)  - mi trovavo non soltanto a dover riconoscere che Blade Runner non fosse così bello come mi avevano detto le riviste di fantascienza che avevo assunto come maestri nei miei anni formativi, ma addirittura ad ammettere che non mi era mai davvero piaciuto.

Puoi vedere, come lo vedo io, che ammettere questo era anche un modo per muovermi dall'adolescenza alla prossima fase della mia vita. Ovviamente, non posso dire che il film sia brutto - è visivamente un capolavoro - ma per quanto riguarda le tematiche affrontate, è decisamente sopravvalutato.
E il famoso dialogo della pioggia ne è un esempio perfetto:


 Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi,
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,

e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.

E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo

come lacrime nella pioggia.

È tempo di morire.



Il replicante sta per morire; tutte le sue esperienze verranno annichilite e tutto ciò che ha visto o fatto sarà stato in vano. In questo lui è il riflesso di Deckard (anche lui replicante, seppure inconsapevole) ed è il riflesso di noi spettatori umani, anche noi con una programmazione genetica che ci limita l'aspettativa di vita e che porta l'oblio a ogni esperienza.

Perfetto. Ma che centrano i raggi B e le porte di Tannhauser?

Mi dà fastidio; è come se il film era li li per farsi profondo e cominciare a riflettere sulla morte, quando improvvisamente qualcuno si è ricordato: ehi! è un film di fantascienza - ci dobbiamo buttare delle stronzate!

Allora, i raggi b (in originale, c) non esistono nella realtà. Quindi questa è ovviamente una parola buttata li all'ultimo senza alcuna ricerca.
Poi, il fatto che menzioni i Bastioni d'Orione significa che abbiamo raggiunto la velocità curvatura, già nel 2019! 
Quest'ultimo punto mi dà particolarmente fastidio, perché se è vero che nel film si menziona l'esistenza di colonie extra mondo - da nessuna parte viene detto che siamo in grado di volare dalla terra fino a Bellatrix (la stella più vicina della costellazione); sono  più di duecento anni luce! Per un film ambientato soltanto 37 anni nel futuro rispetto all'anno d'uscita, una bella pretesa.
E poi, Tannhauser; mai menzionato prima, con nessuna rilevanza sulla storia. Parole a caso, buttate in mezzo a un monologo mediocre.

Sono certo che lo vorrai difendere, e ti invito a farlo nella sezione dei commenti. Ma ti ricordo questo: Rutger Hauer sapeva che era stupido. E infatti è stato lui ad accorciarlo nella forma attuale. 
Eccerto, perché l'originale era anche peggio:

Ho vissuto avventure, visto luoghi che voi non vedrete mai, sono stato sulle colonie extramondo e sono tornato...frontiere! Sono stato sul dorso di un blinker diretto ai campi di Plutizione col sudore negli occhi mentre guardavo le stelle sulle spalle d'Orione...ho sentito il vento nei capelli, guidando barche di prova lontane dalle galassie nere e ho visto una flotta d'assalto bruciare come un fiammifero e poi scomparire. L'ho visto, l'ho sentito...!

Almeno qua si menzionano le colonie extramondo (e lo accetto, perché ci sono state presentate nel primo atto) ma che diavolo sono i campi di Plutizione? E le galassie nere?
Cioè, in questa versione non soltanto abbiamo raggiunto la costellazione d'Orione - visitiamo pure le altre galassie? In neanche cinquant'anni? D'accordo che erano gli anni '80, ma la gente che ha scritto questa roba aveva almeno idea di quanto grande sia una galassia?
Beh, nella sua biografia il buon Rutger ci dice che faceva schifo pure a lui e non aveva proprio intenzione di dire delle cacate simili - quindi, di notte lo tagliò e ci aggiunse quel come lacrime nella pioggia, la quale (lo confesso) è una gran bella similitudine.


Ma questo non cambia che sia un dialogo messo su alla ben e meglio - affatto un monologo poetico - un'accozzaglia di idee epiche venute all'ultimo momento e vomitate sulla pagine perché facevano tanto space opera.
E come fan di fantascienza lo trovo pure offensivo: perché la fantascienza non è fatta di raggi b balenanti e bastioni d'Orione in fiamme; è fatta di esperienze umane, e deve avere la fiducia di potersi appoggiare anche soltanto su di esse.

Tannhauser suona figo, però.



5 commenti:

  1. 1) Mai visto Love Story, ma so cos'è e mi sembra 'na cagata. E quella frase trasuda buonismo da ogni lettera, anche se secondo me il senso era "Se ci si ama davvero non ci sarà mai bisogno di chiedere scusa perché non si farà mai nulla per ferire l'altro". Bello. Ma è una bugia bella e buona.

    2) Forrest Gump l'ho adorato. E sinceramente lo ritengo ancora un bel film. Si è buonista, è melenso, è lunghissimo. Ma è un bel film e la frase funziona bene. Però sì, hanno rotto il cazzo con la citazione.

    3) Frankenstein Jr.: anche di questo film sai cosa penso (LOL), e devo dire che quella battuta NON FA RIDERE perché è una bruttura grammaticale forzatissima e appunto nonsense. In inglese funziona meglio ma nemmeno in originale è un capolavoro. Capisco benissimo la difficoltà nel rendere in italiano una cosa simile, ma rimane brutta come battuta. CMQ sempre meglio della puntata di Futurama "La macchina che era" (in inglese "The Werecar"... BRIVIDI!!!

    4) Non sopporto più da tempo i film del Signore degli Anelli. Sono dei bei film fantasy, delle ottime trasposizioni cinematografiche del romanzo, realizzati superbamente, ma non mi fanno impazzire. E quella citazione è davvero fastidiosa ormai.

    5) BEST MOVIE EVER IMHO e lo sai. Ogni volta che lo rivedo mi dice e trasmette cose nuove.
    La frase secondo me funziona anche se "spara cose a caso": non importa che lo spettatore non sappia cosa sono i Bastioni di Orione o le porte di Tannhauser, danno profondità all'ambientazione perché Roy Baty e Deckard sanno di cosa sta parlando. Però sul fatto che sia abusata (e mi metto da solo tra i colpevoli) sono d'accordo.

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  2. 5) Citazione talmente ritrita, che nel linguaggio colloquiale che mi circonda si è ridotta a:
    A: "Sono stato ad una Con, cioè ho visto cose-"
    B: "Si, che voi umani. Ma c'era figa?"

    Quelle per cui ormai ho insofferenza sono:
    - "Nessuno può mettere Baby in un angolo" (Cioè, pace all'anima sua, Swayze mi faceva sciogliere a 12 anni, ma ora, con il senno di poi, mi irrita il paternalismo della scena. Dai. Se volevo alzarmi, mi sarei alzata. Questa attesa del cavaliere oscuro al salvataggio mi irrita.)
    - "Perchè a grandi poteri corrispondono grandi responsabilità" (Spiderman, non ti amerò mai. E' inutile.)

    Vorrei però aggiungere una citazione che non smetterò mai di amare, e che in rapporto alla deprimenza della tua 1) diventa impagabile (e sarebbe bello che si diffondesse maggiormente):
    -"Ti amo." "Lo so."

    Per il resto, c'è anche da dire questo:
    Io, sguazzando nel nerdom e nei fandom, vivo in un universo in cui la citazione è la basilare espressione di affetto.
    Io giosco di chi mi da corda se imbocco "You, remind me of the babe!".
    Di chi ripete con me interi dialoghi. In lingua originale.
    Di chi esclama "Shiny!" al momento opportuno.

    It's nerd-vana.

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  3. Dico la mia allora anche io:

    1) Non conosco, né mi sembra di aver sentito spesso citare la frase in questione se non come esempio di banalità.

    2) Parlando di banalità: Forrest Gump, sono d'accordo con te, è un film reazionario, che celebra fondamentalmente l'average Joe, l'uomo comune e bistrattato che, nel suo piccolo, diventa eroe proprio nel realizzare la sua banalità. E' voluta. Forrest Gump è un inno alla banalità che dichiara, sostanzialmente, che il vero eroismo è accettarsi per quello che si è, né più né meno. Non solo non peccare di orgoglio nel pensare di essere unico e irripetibile, ma anche nel non buttarsi giù. Essere banalmente esseri umani è, secondo il film, un miracolo di Dio. Non sono d'accordo, ma il concetto in sé è commovente, e lo rispetto.

    3) Amen, fratello.

    4) D'accordissimo. I film di PJ hanno popolarizzato, banalizzandola, una delle opere letterarie più elevate del XX secolo (non è un'iperbole, lo penso davvero). Il film dello Hobbit sta per fare lo stesso. So che odierò per anni i Meme che verranno fuori dallo Hobbit. Però c'è di peggio di "Il mio tessoro" ed è "You shall not pass!". Ormai è ovunque e citata volutamente a sproposito (Gandalf non dice mai, MAI "You shall not pass", but "you cannot pass", esprimendo il concetto di una Legge superiore di cui lui si erge a difensore), ma è talmente mainstream che ormai ha perso di senso e rovinato uno dei momenti più belli della storia.

    `You cannot pass,' he said. The orcs stood still, and a dead silence fell. `I am a servant of the Secret Fire, wielder of the flame of Anor. You cannot pass. The dark fire will not avail you, flame of Udùn. Go back to the Shadow! You cannot pass.'

    In questo passo c'è una delle pietre d'angolo della mentalità germanica/occidentale. Esiste, che la si accetti o no, una Legge superiore, a cui corrisponde il Bene. Sfidare tale Legge è il Male, e scegliere il Male equivale, alla Fine, ad essere sconfitti.
    "You shall not pass" esprime invece un fatto (e all'audience Americana i "facts" piacciono più dei principi). Gandalf è potente e coraggioso e fa il culo al nemico a costo di lasciarci le penne.

    5) D'accordo sul film: bello ma sopravvalutato. Però la citazione no: abusata, certamente, ma l'originale vince. Non ha senso, dici, ma è proprio questo che la rende preziosa. Si passa tutto il film in una megalopoli buia e piovosa, rischiarata dai neon e dai fuochi lontani degli impianti petrolchimici. Non ci sono eroi, niente bianco né nero, un poliziotto che fa il suo dovere perché deve. E poi, improvvisamente, Rutger Hauer parla, e ci mostra un mondo più grande, un mondo epico, eroico. Non c'è solo una megalopoli di merda, ma ci sono i cancelli di Orine, le porte di Tannhauser. C'è un universo là fuori, se solo sapeste, se solo apriste gli occhi! Cosa sono questi posti? Non devono esistere, sono luoghi vaghi, indistinti, luoghi dell'Oltre - Rutger Hauer ci mostra l'Oltre, lui è l'Oltreuomo, l'Ubermensch! Orione, il cacciatore così abile da sfidare Artemide ed essere punito con una trasformazione in costellazione. Tannhauser, il poeta Minnesaenger che con la sua musica sedusse Venere, e morì in cenci, privato del perdono del papa e dell'amore della sua dama, scarificatasi per lui. E' la tragedia dell'eroe che trascende l'umano e sfida gli dei, per essere rifiutato dagli uomini e punito dagli immortali. E' il Mito che improvvisamente lacera il velo di una realtà troppo grigia, troppo rigida, con il linguaggio dei Sogni.
    Senza questo monologo il film probabilmente non sarebbe diventato un cult, oso dire. Non toccatemi Rutger Hauer, con questa e un altro paio di interpretazioni si fa perdonare ampiamente i film successivi. Ma forse anche questa è la fine tragica dell'Uomo che prova a divenire Oltreuomo, e viene sconfitto. Interpretando Hobo with a Shotgun e Barbarossa.

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  4. Innazitutto do il benvenuto a Minotaur e all'utente dal nome che il mio pc non riesce a visualizzare (caratteri cinesi?).
    Ottima, l'obbiezione che mi è stata fatta su Blade Runner; effettivamente il dialogo crea l'idea per cui esistano cose "più grandi" oltre Los Angeles.
    Tuttavia, continuo a ritenere che soffra di quello che chiamerei "sci-fi talk": l'uso di termini fantascientifici per il semplice fatto di trovarsi in un film di fantascienza. Un po' come quando in Star Trek si menzionano famose figure storiche del passato - si cita Cesare, Napoleone, Churchill e poi ci si butta un nome inventato tanto per ricordarci che siamo nel futuro.
    Mentre capisco l'effetto che si vuole creare, ritengo abbia un risultato opposto in quanto ci ricorda nuovamente che è tutto inventato.

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  5. In effetti ancora prima di vedere Frankenstein Jr. in originale mi ero chiesto come fosse la battuta di lupo e castello. Credo che abbia ricevuto il suo smodato indice di famosezza proprio perche' non c'entra niente, nasce gia' decontestualizzata, e quindi e' un'ottima candidata alla citazione (anche se involontariamente, non credo che i traduttori si fossero masturbati a vicenda in segno di gaudio realizzando di aver appena creato venti parole che ragionevolmente li seppelliranno).
    Poi io pero' adoro i giochi di parole, quindi non riesco a non sorridere sentendola.

    Mi permetto di stemperare l'acrimonia su Blade Runner (che vista la quantita' di hype che avevi accumulato era una tragedia annunciata) con la rilettura della stessa frase made in una mia amica che non conosci:

    "Casino, danni, avventure. Eppure alla fine tutte queste esperienze andranno perdute come scoregge in una solfatara"

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Non fare il ninja, fatti sentire!