lunedì 8 aprile 2013

Doctor Who S07E07, "The Rings of Akhaten", la Recensione


La seconda puntata di questa "mezza stagione" si apre con un'immagine che avrà sciolto il cuore di ogni adulto e fatto saltare di gioia ogni bambino Britannico sintonizzato: l'Undicesimo Dottore che legge uno speciale estivo (in pieno autunno) dell'annata 1981 de "The Beano".

Sicuramente il riferimento sarà passato sopra la testa a chi invece guarda questa puntata in Italia, quindi sento il bisogno di contestualizzare: assieme al Doctor Who, The Beano è un elemento centrale dell'infanzia di chiunque sia cresciuto sulle isole a nord del continente; essendo in pubblicazione dal 1938, questa rivista a fumetti ha deliziato generazioni di Britannici da più di mezzo secolo. Famoso anche per il fatto di ospitare tra le sue pagine la versione Inglese di Denny (di cui la versione Americana, molto più edulcorata, tende ad essere più conosciuto a livello mondiale), conosciuto come Dennis the Menace and Gnasher.

Un araldo dell'infanzia Britannica come il Doctor Who che ne impugna un'altra come the Beano ha quindi un impatto simbolico e sopratutto nostalgico  di non poca importanza - e forse proprio per questa ragione serve a introdurre una puntata il cui tema centrale sembra essere quello dell'importanza degli oggetti e del valore simbolico di cui li investiamo.

Proprio come quella foglia che da li a poco vediamo colpire in faccia un futuro papà, facendolo quasi investire e quindi incontrare con la sua futura sposa. Foglia che terrà sempre con sé, e che passerà a sua figlia



La foglia più importante dell'universo. Per lei.

Quando il Dottore chiede alla sua nuova e misteriosa compagna Clara, cosa voglia visitare in tutto lo spazio e tutto il tempo che ha a disposizione, lei non  ha idea di cosa chiedere - quindi, rimbalza l'offerta al suo Virgilio della scatola blu, e chiede semplicemente somewhere awesome.

E il posto che visitiamo è awesome davvero: con piramidi in orbita attorno a stelle in fiamme, e mercati strapieni di alieni variegati. I colori autunnali esplodono sullo schermo, con sacerdoti dalle tuniche rosse che passeggiano sotto un cielo cremisi, e le fiamme del sole-dio che si riflettono su un dorato ziggurat sacro. Questa puntata per ben mezz'ora si lasciava guardare, apparentemente senza alcuna direzione, mentre io sorridevo come un'ebete davanti al dipinto in movimento di un pianeta così esoticamente alieno.



Questa è la seconda avventura in cui Clara riveste il ruolo di companion; e proprio come nella prima stagione del New Who - se la prima puntata aveva proposto un pericolo banalotto sullo sfondo della Londra odierna, la seconda ci catapultava in un mondo completamente alieno, ricordandoci che il Doctor Who può davvero essere ambientato in qualunque luogo e in qualunque posto

Differenza questa volta, e i fan Billie Piper mi dovranno scusare, è che Clara è una compagna davvero tosta: non ha alcuna difficoltà nell'adattarsi all'ambiente in cui si trova, e quando vede una bambina spaventata che fugge da dei monaci che la vogliono rapire, non spreca tempo per raggiungerla e per confortarla. 

Me lo permetto un rimando cattivello a Rose: lei veniva dipinta come la compagna perfetta anche se non ha mai fatto altro che seguire il Dottore come un cagnolino - Clara, invece, agisce di sua propria iniziativa; anzi, nel momento in cui porge la mano alla bambina aliena, sembra quasi che lei rivesta a sua volta il ruolo del Dottore. 


Lo confesso, sono cotto;
non badatemi.

La bambina recuperata da Clara non è davvero in pericolo, tuttavia, semplicemente nervosa all'idea di dover cantare una ninna nanna a un temibile dio alieno dormiente. Una creatura gigantesca e potentissima che si nutre del valore che noi diamo alle cose

E qui, torniamo alla tematica centrale della storia: in questo luogo alieno non si usa moneta, ma un sistema di baratto dove il valore affettivo delle cose diventa un valore reale - e quindi, anche una semplice foglia può diventare un'arma temibilissima.

E mentre scrivo queste parole, penso che magari le idee dietro a questa storia siano pacchiane e più che un poco cheesy. Eccessivamente sentimentali, e banalmente nostalgicheggianti. E che forse dovrei essere un po' più cinico e meno accondiscendente. Dopotutto, non sono forse la stessa persona che ha malmenato senza pietà Forrest Gump e Love Story?

Beh, dovrei. Ma ho anch'io le mie debolezze: mi mostri un pianeta alieno pieno di gente in costume di lattice e ti permetto qualunque cosa. 


Uomini sudati in corpi alieni di gomma.
E Clara.

E poi, va detto che è esemplificativo di tutto ciò che il Dottore rappresenta per molte generazioni ormai cresciute: ricordi bellissimi, e affetto incondizionato. 
Questa serie è bella anche perché lega i bambini Britannici ai loro genitori, e in alcuni casi anche ai loro nonni - tre generazioni che dal '63 in poi sono cresciuti in modi diversi, ma con qualcosa in comune: il tempo Inglese del cacchio; il cibo Inglese che è peggio; il Beano e il Doctor Who.

Il valore che gli diamo. E' il valore che le cose hanno davvero. 


E la settimana prossima: Davos. In un sottomarino. Che affonda!

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