venerdì 28 dicembre 2012

Lo Hobbit, la recensione

Un viaggio allungato


Mi siedo sulla mia poltrona nel cinema e guardo i due biglietti in mano: 20 Euro per due posti (io e mia sorella), e due occhialoni neri che mi dovrò ricordare di consegnare all'uscita (di nuovo quell'odiatissimo 3D; ormai sinonimo di la proiezione che volevo evitare, ma che ho visto perché sennò mi toccava aspettare un'altra ora al freddo ). E sai come mi sento? Un coglione.

Faccio un rapido calcolo: 10 Euro per vedere un terzo di film, questo significa che dovrò pagare trenta euro per vedere la storia nella sua interezza; un storia che ho letto per la prima volta in un pomeriggio.

E mi sembra di vederli, i produttori; nella mia mente sono caricaturati come dei maialini con capello a cilindro, monocolo e panciotto - non molto diversi da una vignetta anti-capitalista dell'era Sovietica - e li vedo mentre si rigirano nel denaro, ridendo alle mie spese: quei coglioni pagherebbero per vedere qualunque cosa! Prendiamo un libro, lo tagliamo in più film, e loro pagheranno comunque! Culi in poltrona! Come abbiamo fatto a non pensarci prima? La trilogia originale ci poteva durare nove film!




E Harry Potter ce ne poteva durare ventuno!

Alla partenza del film, tuttavia, mi sono dovuto ricredere: ero sempre un coglione, ed ero comunque caduto in una rete che mi aveva alleggerito di denaro che già mi era stretto per via del Natale, ma comunque andava, mi stavo divertendo: mi sono goduto uno spettacolare prologo; i miei occhi erano deliziati dalle visioni di maestose miniere Naniche, di sovrani mitici circondati da montagne di oro e di gemme, del Drago Smaug che attaccava la città di Dale e del triste esilio dei Nani dalla loro montagna. Era innegabile: la produzione messa su da Peter Jackson era ancora in grado di stupirmi; checché ne potessi pensare dell'idea di trasformare un breve racconto per bambini in una trilogia epica. 

Bilbo controlla i suoi diritti sul merchandising, prima di decidere se partire


Amo molto il racconto dell'Hobbit, a volte addirittura penso di preferirlo al suo fratello più epico; è una storia semplice e ben raccontata che presenta alcune delle scene più belle che Tolkien abbia saputo ideare: l'invasione dei Nani a casa Baggins è decisamente una di queste, e la sua resa cinematografica mi ha soddisfatto pienamente. 

Occerto, è piena di cambiamenti e di piccole differenze rispetto all'originale (rimando a questa pagina per una lista di tutti i cambiamenti da libro a film) ma vedere i nani mangiare, sentirli cantare e seguirli mentre rimettono perfettamente in ordine la casa del loro ospite mi ha deliziato il cuore. 

La storia si è poi lanciata rapidamente verso un altro dei miei momenti preferiti: l'incontro con i tre troll. Dove i tre mostri del bosco litigheranno (per via di Gandalf che ne imita le voci) per decidersi su come mangiare il piccolo Bilbo Baggins; fino all'alzarsi del sole e la loro trasformazione in pietra.

Questa scena mi è piaciuta un po' meno, sopratutto per via di una serie di battute scatologiche che stonano fortemente con lo stile Englishman del buon J.R.R. 

Ma ho lasciato correre, perché dovevo rimanere coerente con me stesso

Insomma, il film progrediva bene e anche piuttosto speditamente (tanto che per un attimo mi sono chiesto ma come avranno fatto a ricavarne tre?) finché non si è di colpo arrestato. 

Ecco che veniamo introdotti a un nuovo personaggio: Radagast il bruno, un mago affine a Gandalf che nel racconto viene menzionato di sfuggita, ma che qui ci toglie via una buona mezzora di film: lo seguiamo fino alla sua scoperta di Dol Guldur, il castello dove si sta risvegliando un antico male (leggi: Sauron; leggi anche: che ci frega, quello era un altro film).

Tolto questo intermezzo inutile, arriviamo a Gran Burrone. Dove il film comincia seriamente a farmi incazzare: nel giro di un'altra mezzora mi trovo a dovermi sorbire i camei di: Hugo Weaving, Cate Blanchett e Christopher Lee!


Riunione di condominio!

Inutile girarci intorno: ho cominciato ad annoiarmi. Sbadigliavo e mi toglievo il maglione, e mi guardavo intorno in sala - facevo come un bambino costretto dalla scuola a vedere un qualche film storico con Robert De Niro - fissavo il fascio di luce del proiettore e studiavo il volto degli altri spettatori, e ho tirato fuori il cellulare e ho visto che mi era arrivato un messaggio dalla mia ragazza...quindi le ho risposto (sono al cinema con mia sorella, torniamo per le 21.00).

E poi sono tornato a guardare il film. E c'era ancora Gandalf che parlava con Kate Blanchett. 


Signori...signori! Possiamo tornare alla storia, per favore?

Ormai il ritmo del film era rovinato, e i prossimi novanta minuti sarebbero stati un tormento: ogni tanto si tornava alla storia, e ogni tanto ci si perdeva in qualche retroscena inutile che non aveva nulla a che fare con il racconto dell'Hobbit e serviva soltanto a fingere che questa storia fosse più epica di quella che è davvero.

Alla fine si arriva alla famosa gara di indovinelli con Gollum, e tutta la sala esplode di goduria - soltanto che a questo punto l'incontro con Smaegul sembra meno uno dei momenti più importanti della storia e più l'ennesimo ridicolo cameo appiccicato per sfizio.

Ci rincontreremo ne Lo Hobbit, parte seconda: la ricerca di altro denaro

Temo di starti tediando con questo resoconto della mia esperienza al cinema, e sicuramente non vorrei che tu ti sentissi più annoiato a leggerlo quanto mi sono sentito io a viverlo. Taglio quindi, dopotutto penso che le mie impressioni sul film ti siano abbastanza chiare.

Lo Hobbit non è un brutto film, bensì un film inutilmente appesantito: bene o male, le cose davvero essenziali al racconto durano un'ora e mezza (prologo; arrivo dei nani; scena dei troll; scena dei goblin e gollum). Il resto è solo fuffa; camei che non portano da nessuna parte, scene d'azione che ricordano fin troppo quelle de La Compagnia dell'anello, e tediosissimi dialoghi sull'importanza delle persone umili. 


 Gandalf, lo sappiamo che ti piacciono le persone piccole;
finché sono consenzienti, non mi sento di giudicare 

Suppongo che Saruman, Galdriel e Radagast siano tutti stati presentati qui per la scena della Battaglia di Dol Guldur; e suppongo che la scena in questione apparirà nel secondo film. Ma quello che mi chiedo io è, ce n'è davvero bisogno?

La storia dello Hobbit è una semplice cerca: un piccolo uomo, dei nani e un mago vanno alla conquista del tesoro di un drago. Senza fronzoli (e qualche piccolo taglio), potrebbe benissimo occupare un film di tre ore (quattro ore e mezza nell'edizione speciale Blu Ray); sarebbe un film emozionante, senza tempi morti, 180 minuti che non si sentirebbero neppure.

Invece qui abbiamo Lo Hobbit che cerca di fingersi Signore degli anelli. E fallisce, perché potrà soltanto sembrarne la brutta imitazione (la scena finale ricama quasi esattamente la scena della fuga da Khazad-Dum). Come se fossi arrivato a casa Bilbo dopo i nani, e nella sua dispensa fossero rimaste solo le briciole.

Voto? Bocciato! 

2 commenti:

  1. Mi sento di sottoscrivere pienamente... mio stesso giudizio! Metà del film era assolutamente accessorio, e aggiungo che scade nell'eccesso di CGI della seconda trilogia di Guerre Stellari (sembra un videogioco e personalmente non mi sono mai sentito coinvolto in scene artificiose dove tutto sembra sospeso ai tasti "abort mission" e "load: saved game") e la recitazione, almeno in italiano, è per lo più penosa. Salvo solo la prima parte, l'introduzione e la riunione con i Nani, dall'apparizione degli Orchi in poi è solo noia.

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  2. Ecco, pure io ho sentito una qualche somiglianza tra "Lo Hobbit" e i "Prequel di Star Wars" - sopratutto in quelle scene d'azione così stracariche di roba che finiscono col farti addormentare.

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